Supplì di riso

I supplì di riso sono un classicone della cucina italiana, non mi azzardo ad indicare una precisa zona di origine per evitare faide per rivendicare la paternità della ricetta originale. Mi limiterò a dire che i supplì di riso a volte sono uno degli unici motivi per cui mi metto a cucinare un risotto. Ne faccio intenzionalmente tantissimo per averne abbastanza per poter fare i supplì. Si tratta quindi di una ricetta del riciclo, per la quale qualsiasi risotto andrà bene; in questo caso ho utilizzato il risotto alla paesana (la ricetta la trovi cliccando qui). Ovviamente più il risotto è saporito e più lo saranno i vostri supplì; se proprio volete esagerare potete farcirli al centro con del formaggio come la scamorza affumicata, in modo da creare un cuore filante che farà impazzire di gioia proprio tutti.

Se amate la cucina sana giratevi da un’altra parte (Ariella non guardare) perchè bisogna friggere in abbondantissimo olio di semi.

La preparazione è semplicissima e per quanto riguarda le dosi sono tutte “ad occhio”, o più elegantemente “qb”, perchè trattandosi di una ricetta da preparare con gli avanzi tutto dipende da quanto risotto avete a disposizione.

Supplì di riso
Ingredienti:
  • risotto avanzato
  • 1 o 2 uova
  • farina qb
  • pangrattato qb
  • olio di semi
Preparazione

Prendete il risotto avanzato (freddo) e create con le mani delle palline di media grandezza. Per capirci: più grandi di una pallina da golf ma più piccole di una da tennis.

Passatele nella farina, poi nell’uovo sbattuto ed infine nel pangrattato. Se proprio volete fare i goduriosi potete fare una doppia panatura e quindi passarli nuovamente nell’uovo e nel pangrattato. Io mi sono limitata ad una panatura ed erano comunque buonissimi, quindi decidete voi.

Friggete i vostri supplì di riso in abbondante olio di semi bollente finchè saranno ben dorati. Scolateli, asciugateli bene e serviteli ben caldi.

Buona goduria!

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Pane alla cipolla

Stiamo andando verso un nuovo lockdown nazionale, quindi è il momento di armarsi di lievito ed esercitarsi con la panificazione. Il pane alla cipolla è…beh…decisamente cipolloso (è passato petaloso, cipolloso è anche più simpatico). Perfetto da solo o abbinato a prosciutto e formaggio, resterete piacevolmente colpiti dal suo aroma e dalla sua morbidezza.

La preparazione è molto semplice e non richiede una lievitazione lunga. Io ho utilizzato cipolla dorata ma andrà benissimo anche bianca o rossa. In alternativa potete usare anche lo scalogno. Se vi dovesse avanzare potete tranquillamente congelarlo, in questo modo lo avrete a portata di mano per i momenti in cui c’è bisogno di una super merenda. Se avete in programma un incontro romantico avete due opzioni: conservare il pane alla cipolla per un’altra occasione o condividere con la vostra dolce metà tutta la cipollosità (ok ora la smetto).

Pane alla cipolla
Ingredienti:
  • 250 gr di farina 0
  • 250 gr di farina integrale
  • 60 gr di burro
  • 25 gr di lievito di birra
  • 1 cipolla media
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • sale
Preparazione

Tritate la cipolla e fatela rosolare in una padella antiaderente col burro, poi mettetela da parte ad intiepidire.

Sbriciolate il lievito in un po’ di acqua tiepida con lo zucchero.

Mescolate le farine con un pizzico di sale, unite poi le cipolle ormai a temperatura ambiente ed il lievito sciolto nell’acqua. Impastate aggiungendo acqua fino ad ottenere un composto di media consistenza. Copritelo e lasciatelo lievitare in un luogo caldo per 20 minuti.

Lavorate brevemente l’impasto, dividetelo in 3 parti e formate delle pagnotte. Posizionatele su una placca rivestita di carta da forno, praticate un’incisione verticale e fatele lievitare per altri 15 minuti.

Cucinate in forno statico preriscaldato a 210 gradi per 25 minuti circa. Sfornate, lasciate intiepidire e servite. Il vostro pane alla cipolla è pronto!

Buona super merenda!

Pane alla cipolla
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Risotto al pomodoro

Il risotto al pomodoro è uno di quei piatti che mi ricorda quando ero bambina, mi è sempre piaciuto moltissimo e non riesco a capacitarmi del fatto che Gu non lo apprezzi. Ormai dovreste aver capito che il mio piccolo nanetto ha gusti estremamente difficili, ma generalmente questo piatto piace a tutti per cui vi consiglio di farlo provare anche ai più piccini, sono sicura che lo adoreranno. Se lo dovete servire solo ad adulti o ragazzi abbastanza grandi vi consiglio di aggiungere un tocco di peperoncino e qualche pezzetto di mozzarella (solo alla fine) per avere un effetto filante.

La preparazione è molto semplice ma, come per tutti i risotti, richiede un po’ di pazienza. Questo se come me non usate la pentola a pressione per paura di una sua potenziale esplosione (normalissima fobia per nulla degna di cure psicologiche); se invece usate con coraggio quello strumento di distruzione di massa, i tempi saranno più brevi. Ma vale la pena rischiare la vita per un risotto al pomodoro? Io non credo.

Risotto al pomodoro
Ingredienti per 2 persone:
  • 160 gr di riso
  • 350 gr di passata di pomodoro
  • 1 scalogno
  • vino bianco secco
  • brodo vegetale
  • parmigiano grattugiato
  • sale
  • pepe
Preparazione

Fate rosolare lo scalogno tritato in una padella con una noce di burro, quindi unite il riso e fatelo tostare un paio di minuti.

Sfumate con un po’ di vino bianco e lasciate evaporare, poi unite la passata di pomodoro ed uno o due mestoli di brodo caldo. Cucinate a fuoco moderato mescolando spesso ed aggiungendo brodo quando necessario per circa 15 minuti.

A cottura ultimata spegnete il fuoco, mantecate con una noce di burro e qualche cucchiaio di parmigiano e servite caldo.

Buoni ricordi d’infanzia!

Ps. Potete dare un tocco in più al vostro risotto al pomodoro utilizzando qualche erba aromatica: il basilico è sicuramente una di quelle che si abbina meglio.

Risotto al pomodoro
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Favette dei morti

Per il giorno dei defunti ogni regione ha i propri piatti tipici; a Venezia mangiamo le favette dei morti, dei piccoli biscotti estremamente zuccherati alle mandorle. Si preparano di tre colori: bianche, rosa e marroni, raramente si possono trovare anche verdi. Per ottenere le varie colorazioni si utilizza il cacao e l’Alchermes, ma, oltre alle mandorle, c’è un altro ingrediente principale: la grappa. Va messa all’interno dell’impasto e presumo che questo sia il motivo per cui Gu non smette di mangiarle ed è stranamente più sonnolento del solito (effetto collaterale decisamente apprezzato). In realtà la presenza della grappa porta le origini di questi dolcetti in Friuli, le vere favette veneziane non la prevedono, ma a casa mia le abbiamo sempre fatte così.

Piccola precisazione: come potrete notare dalle fotografie, le favette rosa si confondono con quelle gialle, questo perchè ho messo pochissimo Alchermes (c’era già la grappa e non volevo ubriacare Gu). Ovviamente per avere un rosa più acceso ne avrei dovuto mettere un po’ di più. Se non volete usarlo potete usare i coloranti alimentari.

Seconda precisazione: con queste dosi ne vengono un milione, non le ho contate ma veramente tante, per cui forse è meglio dimezzare le dosi.

Favette dei morti
Ingredienti:
  • 350 gr di mandorle
  • 350 gr di zucchero semolato
  • 350 gr di zucchero a velo
  • 50 gr di albume
  • 50 gr di grappa
  • 1 bacca di vaniglia
  • qualche goccia di aroma di mandorle amare
  • Alchermes
  • cacao amaro in polvere
  • un pizzico di sale
Preparazione

Tritate bene le mandorle ed amalgamatele con gli zuccheri, la grappa, i semi della bacca di vaniglia e l’aroma alla mandorla.

Montate a neve gli albumi ed uniteli all’impasto mescolando bene. Impastate con le mani fino ad ottenere un composto morbido che dovete dividere in tre parti. Una parte lasciatela così, nella seconda mettete un po’ di Alchermes, nella terza uno o due cucchiai di cacao amaro. Amalgamate bene ogni impasto, poi create dei filoncini di 3/4 cm e da ognuno tagliare dei pezzetti di circa 1 cm (più o meno come si fa per gli gnocchi per capirci). Posizionateli su una placca rivestita di carta da forno e cucinate in forno statico preriscaldato a 120 gradi per 30 minuti.

Sfornate, lasciate raffreddare e servite. Vi avviso: una tira l’altra.

Buone favette dei morti!

Favette dei morti
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